Testa: "Ci sono questioni quali la sicurezza degli studi stessi in termini di sanificazione che non si capisce a chi dovrebbe competere se dovessimo trovare un caso positivo"
No ai tamponi rapidi eseguiti all'interno degli studi dei medici di famiglia. Questa la posizione di Snami, Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani. Ci sono per Snami "questioni quali la sicurezza degli studi stessi in termini di sanificazione che non si capisce a chi dovrebbe competere se dovessimo trovare un caso positivo, evento altamente probabile, e temporanea chiusura con gravi danni per la sospensione dell'assistenza medica. Ci spostiamo e corriamo ogni qualvolta sia necessario eseguirne uno?".Altri temi sono legati poi "all'affidabilità percentuale dei test rapidi e problemi medico-legali che ne potrebbero incorrere, assicurazione e compensi e non da ultimo modalità e tempi di esecuzione. Non si tratta di vaccinazioni, che si possono programmare, gestire in termini di orari e luoghi di esecuzione, perchè un paziente non decide di ammalarsi un tal giorno e in una tal data con un appuntamento fissato".
Testa: "Siamo noi che con le prescrizioni emesse sovente aggiorniamo il FSE automaticamente, mentre ci troviamo sistematicamente a subire le prescrizione di colleghi ospedalieri svogliati, per usare un eufemismo”
In media tre ricoveri su 10 si sarebbero potuti evitare con una migliore presa in carico dei pazienti: il 20% dei medici di base aggiorna il fascicolo sanitario elettronico ed i consulti con i medici ospedalieri sono rari
"Abbiamo apprezzato molto anche l’apertura mostrata rispetto al dialogo tra medicina generale e l’ambito della farmacologia clinica"
Scotti: “Pronti ad espandere le esperienze di presa in carico dei pazienti cronici”
Testa: "Siamo noi che con le prescrizioni emesse sovente aggiorniamo il FSE automaticamente, mentre ci troviamo sistematicamente a subire le prescrizione di colleghi ospedalieri svogliati, per usare un eufemismo”
In media tre ricoveri su 10 si sarebbero potuti evitare con una migliore presa in carico dei pazienti: il 20% dei medici di base aggiorna il fascicolo sanitario elettronico ed i consulti con i medici ospedalieri sono rari
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